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Baloneri, basketisti e hand-ballisti

(numero 21)

Trieste, lì 18/08/2011

Written & powered by Alessandro Asta (aka SandroWeb)

Cosa è cambiato in un anno e mezzo? Quasi niente. Ma il futuro è speranzoso

Forse il sottoscritto si vergogna un pò nel riprendere in mano un editoriale sportivo. Anzi, togliamo pure quel forse: la sensazione di disagio, dopo aver redatto l'ultimo alla vigilia di Natale del 2009, è il minimo che possa sussistere nell'animo di un giornalista sportivo "Pane & Porzina", categoria nella quale il sottoscritto ha diritto di cittadinanza rispetto al resto della casta (e se qualche "barone" si dovesse offendere per il termine "casta"...beh, vuol dire che ci sguazza allegramente in tale contesto: in questo modo avrò raggiunto il mio scopo di colpire direttamente al cuore di tali soggetti ;) ).

Però, soffermandomi per un momento a rileggere quanto scritto quasi due anni or sono, riesco quasi a riscontrare una piccolissima utilità (chiamiamola così) nel non aver più voluto fare un resoconto di cosa succede dalle nostre parti. E tale utilità è presto detta: da allora, è cambiato ben poco per le nostre formazioni di maggior spessore. Almeno, nel contesto generale di quelle che erano e che sono le vacche terribilmente magre che popolano le nostre terre.

Inutile fare la solita, obsoleta premessa: la frase "Trieste ama lo sport" è quello che ci sentiamo ripetere da decenni, tra trasmissioni televisive e conferenze stampa di presentazione di manifestazioni varie. Lo specchietto delle allodole è sistemato da tempo, ma forse c'è ancora qualcuno che continua a cascarci. Questo grande amore, a parole, diventa tremendamente piccolo se lo si mette sul piano professionistico: ed ecco allora che la scoperta dell'acqua calda arriva in un lampo. Si naviga a vista praticamente su tutti i fronti, chi a livello economico, chi a livello di progetti a medio termine: è inutile essere "romantici" (termine calzante che prendo in prestito dall'amico/collega Raffaele Baldini), nulla potrà mutare in breve tempo. Ma, forse, c'è ancora una fiammella di speranza che può essere alimentata, in ogni campo.

Sul fronte calciofilo, dopo un'ulteriore annata nefasta con la seconda retrocessione consecutiva sul campo e la comparsa dei tifosi di cartapesta in gradinata, arriva la notizia dell'ultima ora: l'immobiliarista Sergio Aletti (già patron del Ravenna Calcio) diventa socio di maggioranza dell'U.S. Triestina.

Alla fine tutti gli anatemi contro Stefano Fantinel sono serviti a qualcosa: l'imprenditore friulano getta la spugna e comincia a farsi da parte, come voluto dalla stragrande maggioranza della tifoseria alabardata. Inutile tentare di continuare a raccontare la storia dell'orso a chi non crede più nelle favole: la credibilità di Fantinel era ai minimi storici da troppo tempo.

Ora sarà il tempo a essere giudice imparziale di quello che sarà il futuro in casa Triestina: dopo mesi persi a parlare di cordate locali (a proposito, se ci sono ancora, battano un colpo...), è sempre e solo una figura lontana dalla nostra città a prendere le redini della società. Di certo, dopo un'estate fatta da tanti scremamenti nella rosa e dalla speranza (persa per strada) di ulteriore ripescaggio per il noto scandalo del calcio-scommesse, nel cuore del tifoso c'è tanta voglia di rivalsa.

Si è disposti ancora una volta a turarsi il naso, a ripartire da una terza serie che mai come in questa occasione, per caratura delle squadre che vi parteciperanno e per difficoltà intrinseca, prende le sembianze di una sorta di serie B2. E, cosa più importante, si è disposti quasi a dare incondizionata fiducia verso qualcuno che non conosciamo, se non per i commenti tutt'altro che lusinghieri dei supporters ravennati. Sicuramente, e su questo mettiamo tutti le mani sul fuoco, servirà passione per gestire questa società, una passione che sul lato-Fantinel si è spenta troppo presto.

Signor Aletti, innanzitutto buon lavoro e in bocca al lupo: ma La prego, non deluda una piazza che si accontenterebbe "solo" di un progetto serio e non basato unicamente sulle chiacchiere. I suoi predecessori, togliendo Amilcare Berti, non sono stati in grado di uscire dalla mediocrità. A Lei il compito di dimostrare che il "matrimonio" con l'Alabarda non è il frutto di una fugace passione estiva.

Proseguiamo col mondo del basket, soffermandosi sulla Pallacanestro Trieste 2004. In questo caso, il discorso è chiaramente diverso rispetto a quanto fatto per il calcio: nessun vero terremoto societario, bensì una scelta di continuità da parte di AcegasAps con Massimo Paniccia in testa. Ma anche qui, nonostante la conquista di una salvezza assolutamente dignitosa che ha dato l'accesso al campionato di Divisione Nazionale A (la fantomatica "DNA", sigla da far impallidire i premi Nobel Watson e Crick...), c'è parecchio ancora da sviluppare. O meglio, da rinverdire.

In tal senso, il nuovo "giardiniere" prende il nome di Dario Bocchini, l'unica vera e sostanziale novità della società biancorossa: a lui il compito di tentare di piantare nuovi boccioli, eliminando tutte (o in parte) le possibili "erbacce" passate, presenti e future. Compito certamente non facile, anche per colui che ha viaggiato lungo lo stivale in lungo e in largo guadagnandosi attestati di stima ovunque per il buon lavoro svolto: non vorremmo mai che il "sistema-basket" biancorosso viva (o, peggio ancora, voglia vivere) in un ambito di semi-immobilismo, dovuto ad anni in cui si è fatto parecchio ma che poi, causa ristrettezze economiche (o c'è magari qualcos'altro?), non si è ancora tramutato in una spallata efficace verso progetti più ambiziosi e appetibili.

La sostanza quindi è quella di un ulteriore anno di transizione, aspettando che qualcosa cambi. Un film purtroppo già visto, ma che è figlio di ambiti cronici su cui questo ambiente è costretto a vivere dal post-fallimento del 2004. E'auspicabile quantomeno un inversione di rotta, in prima battuta a livello "intellettuale": poi, chissà, tutto potrebbe essere più semplice in futuro....

Una parentesi doverosa va aperta anche per l'Interclub Muggia che, seppure abbia conquistato la serie A2 tramite la porta di servizio del ripescaggio (ma basta leggere il ruolino di marcia rivierasco dell'ultima annata per capire che la promozione era assolutamente meritata e lecita), diventa a pieno titolo la squadra di basket di più alto rango della regione, assieme alle "cugine" della Delser Udine.

Anche in questo contesto non si naviga di certo nell'oro, ma la programmazione, il consolidamento di un roster già perfettamente coeso e la serietà del progetto del presidente Boscolo e di tutta la società diventa la chiave di Volta per sopravvivere e per tentare di costruirsi una piccola fetta di gloria, in un campionato difficile come si preannuncia quello della prossima stagione. Sicuramente a Muggia non si lascerà nulla di intentato, con il coach Matija Jogan che vorrà vendere cara la pelle a chiunque si parerà davanti alle proprie ragazze.

E, concludendo, non ci si può mai dimenticare della "povera nobiltà" della Pallamano Trieste: il professor Lo Duca non è e non sarà mai una sorta di Re Mida, ma è altrettanto vero che per spiegare la tanto decantata programmazione a medio-lungo termine, il caso dell'handball biancorosso continua a essere unico nel suo genere. La scommessa per il ritorno alla serie A D'Elite è fatta attraverso il gruppo storico dei vari Lo Duca, Visintin e Carpanese su cui ruoteranno tanti, tantissimi giovani già campioni d'Italia di categoria. Il vero schiaffo al "NO SE POL" triestino arriva proprio da questa disciplina, talmente bistrattata dagli sponsor da dover chiedere a semplici sostenitori privati di rimpinguare le casse societarie con qualche obolo. Un'autentica vergogna che continua a rimanere tale, per tutto quello che la pallamano ha portato nella nostra città in termini di scudetti.

Quindi, come si sarà potuto intuire, in tutti gli esempi sopra riportati si vive maluccio: ma, al tempo stesso, dappertutto c'è un raggio di sole che squarcia i nuvoloni. Ed è su questo principio che lo sport giuliano deve ripartire nel 2011/12: chiaramente, ammesso e non concesso che ci sia la vera volontà di farlo, da parte di tutti.

A presto (possibilmente non a Natale 2012)

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