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Quando mi dicono che a Lautaro servirebbe lo psicologo, io dico che no, secondo me servirebbe agli altri. Ne convocherei sette o otto mandando la geolocalizzazione via Whatsapp. Suona il campanello, sento i passi sulle scale, entrano Dimarco, Thuram, Taremi, Barella, Mkhitaryan, Dumfries, Bisseck (“Ciao, occhio alla testa”), Carlos (“Ciao, occhio alla testa”) (“Dai, scherzo”), accomodatevi, sì, in cerchio, la sedia in mezzo è mia. (brusio, colpetti di tosse, Barella mi guarda fisso) Allora ragazzi, vi ho fatti venire qui a Trieste, al riparo da occhi indiscreti (mentre pronuncio queste parole penso ai loro clamorosi macchinoni parcheggiati in fila indiana in divieto, in Ztl, sotto casa mia) sì, va bene, ci siamo capiti. Vi ho fatti venire qui perchè dobbiamo affrontare il problema di Lautaro. “Perché non hai fatto venire Lautaro invece di rompere i coglioni a noi, scusa?”, mi fa Dimarco. “Non hai alzato la mano”, gli dice Bisseck. “Ah, scusa”, risponde Dimarco. Aspetta, mio giovane e stolto amico nonché beniamino. Il problema di Lautaro siete voi. (forte brusio, Thuram mi guarda male) Sì, siete voi. Piantatela con ‘sta cosa di provare in tutti i modi di farlo segnare. Non è l’ultimo dei pirla. Ha segnato 136 gol in 304 partite nell’Inter, ne ha segnati 32 in 70 partite nella nazionale argentina, è stato capocannoniere della Serie A e della Coppa America. Ha 27 anni e mezzo, non 7 e mezzo. (silenzio) Prende 9 fottuti milioni di euro l’anno. Non ha bisogno della vostra carità, non ha bisogno che lo mandiate in porta con il pallone. (silenzio) Prima o poi riprenderà a segnare a raffica, non è un problema. Sapete quanti gol ha fatto l’Inter nelle ultime cinque partite? (silenzio) Prontooooo? Non mi fate incazzare. “Quindici”, dice Mkhitaryan. Ok. Quindici, tre a partita. E zero subiti. E quindi? Lautaro è un problema? (silenzio) Lautaro ne ha segnato uno, gli altri 14 li hanno segnati gli altri, li avete segnati voi e i vostri compagni. Quale. ca**o. E’. Il. Problema. Quale ca**o è il problema? Voi pensate a segnare, Lautaro ci pensa da solo, non ha bisogno di voi. Voi dovete tirare, voi dovete segnare. ca**o! All’Atalanta gliene potevamo fare sei, invece di non-tirare per passarla a Lautaro. Basta! E pure tu, Taremi. (Taremi guarda alternativamente me e Google Translator) Mehdi, porca di quella troia! Non segni manco per sbaglio, che ca**o passi la palla a Lautaro? Tira, no? Tira! (silenzio) Vi rendete conto che l’Inter viaggia a tre gol a partita anche se Lautaro non segna? E che viaggerebbe a quattro o cinque gol a partita se voi, dico, voi!, tiraste in porta invece di passare la palla a Lautaro per farlo segnare? Ma che ca**o è, la Caritas? (Taremi digita Caritas su Google Traslator, che traduce in “Caritas”) “What’s Caritas?” chiede Taremi a Bisseck. “Poi ti spiego, then I’ll explain, dann werde ich es erklären”. Porca pu****a, siamo uno squadrone pazzesco e ci comportiamo da giovani marmotte? Tirate fuori i coglioni! (silenzio) Denzel, alzati per favore. (Dumfries si alza) Questo, ecco, guardatelo bene, quest’uomo è l’esempio che dovete seguire. Voi dovete essere tutti Dumfries. Tirare dritto, guardare avanti, librarvi in volo, segnare. Non fare beneficienza. Segnare. SEGNARE! Se fate tutti come Dumfries, vinceremo il campionato con sette giornate di anticipo. Lautaro si sbloccherà quando smetterete di trattarlo come lo scemo del villaggio. Viva l’Inter, viva lo sport, Juve me**a! (applausi) Ok, potete andare. Scusate se vi ho disturbato. Ma se non ve lo dice nessuno, ho ritenuto opportuno dirvelo io. “Grazie. Quant’è?”, mi fa Barella. Ma figurati, dovere mio. Andate ragazzi, e riposatevi. (i ragazzi sfollano lentamente) Bare, scusa, ci ho ripensato. Non è che avete un abbonamento al primo rosso che vi cresce? “Farò il possibile, dottore”. Ti voglio bene. Vincete tutto, per favore. “Faremo il possibile, dottore”.
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La verità sta un po' nel mezzo. La violenza è stata arginata, indubbiamente, ma non cancellata. Gli incidenti allo stadio, intesi come dentro l'impianto, sono ormai davvero rarissimi, anche perché tutti gli stadi hanno le celle di sicurezza obbligatorie al loro interno, i posti sono nominali, devi essere veramente scemo per far casino perché ti beccano inevitabilmente e non metti più piede in uno stadio. In Premier non succede praticamente mai, più spesso nelle serie inferiori. Capitano però ancora episodi di violenza nei dintorni dello stadio, questo sì, e il non pubblicizzarli è una scelta precisa proprio per non dare a chi li compie la visibilità che cerca. Fra Forest e Leicester, due anni fa in Coppa, più di qualcuno è finito nel Trent, e su YouTube trovi facilmente video dei casini che sono nati, compreso un demente che quando il Forest ha segnato è sceso in campo a picchiare i giocatori!!! Comunque assolutamente niente di paragonabile ai '70-80, quando una notturna in trasferta a casa del Millwall o del West Ham voleva dire rischiare veramente grosso, con l'aggiunta della simpatica abitudine che avevano alcune tifoserie (Chelsea, Millwall e West Ham su tutte) di invadere in incognito la curva ospite (e quella di casa in trasferta) e poi palesarsi all'improvviso. I provvedimenti presi hanno senza dubbio posto un freno, raggiungere il settore ospiti oggi è impensabile, le telecamere riprendono anche i ripostigli, coprirsi il volto con la sciarpa vuol dire essere portati via di peso in zero secondi. ma che sia una violenza repressa è indiscutibile. Infatti quando gli inglesi vanno all'estero (soprattutto al seguito della nazionale) di casini ne capitano ancora parecchi.
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Questa la discussione per il match contro Scafati
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Certo è che dopo la tragedia dell'Heysel e dopo altri episodi drammatici legati al fenomeno degli Hooligans, la stretta che allora diede la Tatcher ancor oggi sta dando i suoi frutti. Mi rimane però il dubbio che sia un fenomeno represso piuttosto che "guarito" anche se, pur non essendo particolarmente attento, non odo mai notizie di scontri tra tifosi o incidenti di altra natura. Quindi il timore per le conseguenze (la "certezza della pena" che evidenziavo in un altro post) e il rispetto di quanto dettato dalle istituzioni supera l'istinto del tifoso, anche di quello più scalmanato.
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VENERDÌ 3 GENNAIO 2025 - Come previsto, visto che si trattava di operazioni già avviate da tempo e solo da perfezionare, il primo giorno del mercato invernale della Triestina è stato scoppiettante. Come scrive infatti Antonello Rodio su "il Piccolo", sono già arrivati tre rinforzi, uno per reparto, in maniera che i nuovi possano essere già disponibili per la sfida di domani con la Clodiense e possano dare una mano a iniziare bene il 2025 in questo cruciale scontro diretto. Al netto ovviamente della loro condizione fisica e di quelle che saranno le scelte tecniche di mister Tesser. Ma l'Unione è già al lavoro per altri arrivi, in particolare un difensore centrale, un terzino destro e, più avanti, probabilmente un altro attaccante. Intanto ieri sera sono già stati ufficializzati gli arrivi di Luca Fiordilino e King Udoh, che si sono già allenati con la squadra, mentre oggi toccherà a Damiano Cancellieri. Il nome più prestigioso è certamente quello del centrocampista centrale Fiordilino, palermitano, 28 anni, che arriva dal Venezia a titolo definitivo con contratto fino a giugno 2028: quindi un investimento notevole per il play che attualmente non stava trovando spazio in serie A, ma in precedenza è stato protagonista in serie B per tante stagioni con i lagunari e anche con Palermo (società dove è cresciuto), Südtirol e Feralpisalò. Inoltre Fiordilino vanta esperienza anche in serie C avendo già giocato nella categoria con Lecce e Cosenza. Quanto a Udoh, invece, è un attaccante italo-nigeriano nato 27 anni fa a Reggio Emilia, che arriva dal Trapani con la formula del prestito fino al 30 giugno con obbligo di riscatto da parte del club alabardato. Attualmente, chiuso anche dall'ex alabardato Lescano, nel club siciliano l'attaccante stava trovando poco spazio (a segno due volte), ma in C si è fatto sempre valere negli anni passati con Gubbio, Cesena, Olbia e Pianese. Quanto a Cancellieri, la cui ufficialità arriverà stamane, è un terzino sinistro classe 2001 che arriva dall'Avellino e che in precedenza ha giocato in serie C anche con Monterosi e Perugia. È sfumato invece un altro obiettivo offensivo che sembrava negli ultimi giorni abbastanza vicino: alla fine l'attaccante Andrea Magrassi è approdato al Milan Futuro: l'offerta dei rossoneri ha superato quella alabardata ed è stata accettata dal Cittadella, società di origine del giocatore. Proprio per questo c'è stata un'accelerazione negli ultimi due giorni per Udoh, in modo da garantire subito a Tesser un'altra alternativa valida in attacco. La Triestina cercherà un altro attaccante, ma intanto il direttore tecnico Delli Carri si concentra sul reparto arretrato andando a caccia di un difensore centrale e di un terzino destro. Per quanto riguarda il centrale, spunta il possibile ritorno di Matteo Piacentini, già protagonista della salvezza di due anni fa, quando arrivò a gennaio e si fece valere fino al play-out vincente. Il difensore classe 1999 non sta trovando attualmente spazio nel Cesena. Per quanto riguarda invece il terzino destro il sogno è Tommaso Maggioni, classe 2001, attualmente titolare nel Mantova in B e con tanta esperien za in C con lo stesso Mantova e con Juve Stabia, Legnago, Modena e Arezzo. Sia Piacentini che Maggioni sono difensori ben noti ad Attilio Tesser, avendo già giocato entrambi in passato con il tecnico alabardato. - Sulla strada delle final eight di Coppa Italia, una Givova Scafati decisa a tornare al successo e muovere la sua classifica dopo il doppio passo falso rimediato a Napoli e Bologna. Lo scrive Lorenzo Gatto: una trasferta che si annuncia particolarmente calda per la Pallacanestro Trieste che sul parquet del PalaMangano troverà un vecchio amico. Capitano dell'Acegas che nella stagione 2004/2005, reduce dal fallimento che cancellò Trieste dalla geografia del basket nazionale, ripartì dalla serie B2, Giuseppe Corvo è pronto ad accogliere i biancorossi: «Vent'anni esatti da quel campionato, sembra una vita ma davvero di quella stagione ho bellissimi ricordi. Non solo per la promozione conquistata al termine di una cavalcata esaltante ma di tutto il periodo trascorso a Trieste. Una città che mi ha fatto sentire apprezzato rendendo speciale la mia prima e unica esperienza lontano da casa». Da quest'estate, Corvo è entrato a far parte dello staff della Givova, nuovo dirigente responsabile dell'area sportiva. Una figura importante in campo e fuori, vero e proprio collante tra squadra e società. «Un incarico arrivato al momento giusto – racconta – dopo anni di gavetta che mi hanno permesso di fare una fondamentale esperienza da dirigente. Con Nello Longobardi il rapporto non si è mai interrotto, quest'estate si sono create le condizioni per iniziare questa collaborazione ed eccomi qua». Scafati protagonista di un campionato nel quale naviga appena al di sopra della zona salvezza. Un girone d'andata caratterizzato da alti e bassi costato la panchina a Marcelo Nicola, il coach esonerato a inizio dicembre dopo la pesante sconfitta rimediata dalla Givova sul parquet del PalaBigi contro la Unahotels Reggio Emilia. Al posto di Nicola, fiducia a Damiano Pilot al quale la società ha deciso di affiancare una figura di esperienza come Davide Bonora. «Il tentativo è stato quello di cercare di dare una scossa a una squadra che, in qualche occasione, aveva dimostrato poco carattere. Il cambio di guida tecnica è andato in quella direzione, abbiamo cercato di mettere i giocatori, soprattutto gli americani, nella condizione di trovare tranquillità e rendere al meglio. Offensivamente la squadra c'è, stiamo lavorando cercando di migliorare la parte difensiva». Domenica al PalaMangano arriverà una Trieste che, nelle ultime settimane, ha avuto un rendimento altalenante. «È una squadra che gioca in maniera molto simile a Varese, una pallacanestro all'insegna del corri e tira, molto americana nello spirito. Mi piace molto vederla, hanno davvero tanto talento, soprattutto tra gli esterni». Un match, quello tra Givova Scafati e Trieste, nel quale chi riuscirà a esprimere al meglio il suo gioco e a imporre la sua idea di pallacanestro avrà le maggiori possibilità di portare a casa i due punti. «Un po' quello che è successo domenica scorsa nel match giocato contro Venezia – conclude Corvo – con la Reyer brava a interpretare i quaranta minuti gestendo il ritmo della partita e trovando le chiavi per mettere in difficoltà l'attacco avversario. Un'impostazione della parti ta che ha pagato e che credo possa essere l'unica efficace per riuscire a mettere in difficoltà una formazione di grande qualità come quella triestina».
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